Comunemente si fa una
distinzione netta tra malattie fisiche e malattie mentali. Questa rigida
separazione conduce ad una negazione dei rapporti tra la sfera psichica e la
sfera somatica, rendendo difficile sia riconoscere che accettare l’esistenza di
disturbi psicosomatici.
La psicosomatica studia le
connessioni tra psiche e soma, dimostrando come tensioni ambientali e
angosce interiori possono sfociare in disturbi corporei. Un disturbo
psicosomatico è un malessere che si esprime nel corpo, correlato nella sua
insorgenza con sofferenza psichica e scompensazioni emozionali: prende origine da
un disagio emozionale ma, nel trasformarsi in disturbo corporeo, assume vita
autonoma.
L’ansia, la sofferenza e le
esperienze dolorose, poiché troppo forti per essere vissute o sentite, trovano
immediatamente scarico nel soma. Si tratta di un meccanismo difensivo arcaico
che interviene prima dell’elaborazione simbolica necessaria per la
mentalizzazione del disagio per cui le emozioni, pur essendo presenti, non
vengono percepite. Spesso, le persone con disturbi psicosomatici hanno difficoltà a riconoscere ed esprimere i
propri stati emotivi con una particolare tendenza a tenere lontano dalla
consapevolezza contenuti psichici inaccettabili, quali rabbia, delusione e
frustrazione. Così facendo, il sintomo fisico non può essere ricondotto
all’emozione cui è legato e può apparire come un disturbo misterioso.
In psicoterapia, il lavoro con i
pazienti psicosomatici consiste in un percorso di costruzione di significati.
La tensione interna viene elaborata mediante un dare senso che, nel recuperare
la mancata rappresentazione simbolica, mette in collegamento il soma con la
tensione originaria facendo sì che la persona, riappropriandosi del proprio
mondo emotivo, realizzi l’integrazione
dei livelli cognitivo, emotivo e somatico.